
CULTURA | 0 () - mercoledì 20 febbraio 2019 - 21:09
Che il Carnevale fosse una reminescenza delle feste pagane in onore di Priapo e Dioniso oggi non ci si fa più caso: chi più chi meno si abbandona alle gioie della tavola che ci riserva leccornie dolci e salate. Grazie al libro del prof. Pietro Sisto “L’ultima festa: storia e metamorfosi del Carnevale in Puglia” abbiamo scoperto le “marachelle” che i membri del clero pugliese commettevano per concedersi qualche libertà proprio durante quella che era considerata una festività non molto cristiana.
A Bitonto nel 1685 alcuni preti, appartenenti alle famiglie patrizie, appendevano il proprio abito talare per indossare abiti femminili e girare in città, accompagnandosi in balli disinibiti e cantando nelle osterie canzoni colorite insieme agli avventori. Qualche chilometro più a sud invece, in quel di Putignano, le educande del monastero di San Benedetto si travestivano da prelati e giravano per le vie del borgo giocando scherzi, che potremmo definire “scherzi da prete” ante litteram, ai passanti. La situazione sembrava fuori controllo e padre Alfonso de Liguori fu costretto a benedirlo temendo l’intervento del “demonj”.