
CRONACA | BARI (BA) - giovedì 2 luglio 2020 - 19:10
La Corte D'Appello ha scagionato l'imprenditore Vito Nicola Procida dall'accusa di collusione con gli affari del clan dei Di Cosola di Bari. La pena dunque viene ridotta da 10 a 3 anni poiche' ancora in piedi il capo d'accusa di concorrenza illecita. L'intero processo, chiamato 'Pilastro', e' quello sulle estorsioni a commercianti e a costruttori ai quali il clan avrebbe imposto l'acquisto di cemento scadente da un'azienda amica, quella di Procida appunto. All'imprenditore sono stati dunque restituiti tutti i beni confiscati tra cui casa, azienda, auto e vari conti corrente per un valore approssimativo di 1 milione di euro. Confermate, per quanto riguarda gli altri imputati 11 delle 15 condanne ma con varie mitigazioni. In particolare al boss Antonio Battista, gia' condannato all'ergastolo con il rito abbreviato, la pena e' stata ridotta da 30 anni a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Per il boss Cosimo Di Cosola la condanna e' stata ridotta da 12 anni a 9 anni e 6 mesi oltre al risarcimento danni nei confronti delle costituite parti civili, l'Ance Bari-Bat e le due aziende Debar e Di Venere Nicola, vittime delle estorsioni.